TIGRI E CILIEGIE NEL METAVERSO

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TIGRI E CILIEGIE NEL METAVERSO

Come cambierà la formazione con il metaverso? Quando mi hanno anticipato che in un’intervista mi avrebbero fatto questa domanda, fuori e dentro di me tutto si è accelerato e fatto più inteso. Ed anche se nel mio lavoro parlo spesso del potere delle domande, questa volta ammetto che l’effetto è stato davvero inaspettato anche per me.

E così, in poche ore, mi sono trovata ad affiancare ai ricordi di film come Avatar, Ready Player One e Matrix, dati ed informazioni su ciò che di realtà virtuale ed aumentata c’è già, non solo qui in Italia, m anche all’estero, nei giochi, nella formazione e nel lavoro. Secondo i colleghi che già la usano, i giocatori appassionati, ed anche i ricercatori delle università con cui ho parlato, in tre anni, massimo cinque, ognuno di noi si metterà un visore e godrà un sacco in questa nuova realtà virtuale dove tutto è perfetto e dove tutto va benissimo. Ci abitueremo presto e ci piacerà.

Già, meglio ripeterlo: un mondo dove tutto è perfetto, dove tutto va benissimo. E’ stato quando mi hanno detto questo che nella mia mente è apparsa la parola Utopia.

Perché questa spinta verso il metaverso, nascendo come risposta al desiderio umano di sicurezza, benessere e bellessere, può essere letta come un tentativo di concretizzare un mondo ideale, ma a quale prezzo?

Finora quando le utopie si sono concretizzate i prezzi pagati sono stati davvero molto alti. Manipolazione e violenza sono i due elementi che non sono mai mancanti. E finora anche quando tutto iniziava con un reale desiderio di eutopia si è caduti in distopie, cioè dalle buone intenzioni si è passati velocemente a qualcosa di terribile.

E questa volta come andrà? C’è modo di far sì che questa volta non sia così? Che questa cosiddetta quarta rivoluzione industriale sia diversa? E chi può fare la differenza? Perchè il metaverso non ci appartiene, meglio chiarirlo subito. Il metaverso, che dipende da infrastrutture tecnologiche, appartiene a qualcuno, e questo qualcuno che fine ha? Qual è l’utopia che vuole realizzare? Cosa è disposto a fare per concretizzarla?

E noi? Vogliamo davvero entrare in quella utopia mettendoci un visore,  o ne abbiamo un’altra di utopia? Un’utopia piccola, minima, ma nostra?

Di domanda in domanda. Ormai lo so, va sempre così. Le domande sono come le ciliegie, una tira l’altra, ed è anche per questo che alcuni non le sopportano. Le domande muovono ed attivano, i nostri neuroni, i nostri cervelli, le nostre vite. E ora mi risuona anche forte e chiaro che è proprio vero che chi domanda comanda, e che è chi non si fa più domande che si rassegna a vivere immobilizzato come quelle prede che ormai si son date per vinte.

Nei prossimi mesi si parlerà e scriverà sempre di più di metaverso. Ed il rischio più grande sarà quello di non farsi domande, di non chiedere, di non dubitare, di dare tutto per certo, di rassegnarsi, come se tutto fosse già scritto che ci piaccia o no.

Ma come sempre quello che accadrà in realtà dipende da ciascuno di noi. Da quanto sapremo fare spazio alle nostre utopie, alla nostra capacità di pensare a modi e mondi in cui vorremmo davvero vivere, senza essere prede di quelle degli altri, chiunque essi siano, compresi guru, o para guru. Perché… e se la loro versione fosse solo la loro versione?

E’ un po’ come quando sul pc o sul cellulare inizi a scrivere e la scritta si completa in automatico, ma è sbagliata perché tu volevi scrivere altro. E allora che fai? Cancelli e riscrivi. Non ti rassegni ad inviare messaggi sbagliati. Ma, se non ci fai attenzione, l’invio è già fatto. E quante volte non siamo attenti?

Quindi grazie Matteo per la domanda su come cambierà la formazione con il metaverso. In meno di 24 ore ho sentito rinascere in me l’amore per la vita, per il mio corpo, per le relazioni, per un incontro pelle a pelle, per quel piacere che non dipende da una macchina, ma dagli altri umani e dal mondo intero che c’è qui ed ora, intorno a me, intorno a noi. Grazie perché si è riacceso in me anche il desiderio di trovare modi per far sì che la tecnologia, utilissima e preziosa, sia orientata davvero verso il bene, di tutti, non di pochi, e sia sempre e solo al servizio della vita.

E’ ora di smetterla di sentirci prede. In questo anno, che secondo la tradizione cinese, è quello della tigre, ci può davvero essere utile a tutti essere un po’ come lei: sicura e indomabile, pronta a cacciare anche quando arriva l’oscurità e non si vede bene. E credo che farci le domande giuste sia il modo migliore per iniziare a cacciare.

Buona caccia a tutte/i noi!